Terzo full length per Alexander Leonard Donat aka Vlimmer, preceduto da un numero infinito di Ep e dall’ottimo Nebenkörper, e la maturità può dirsi raggiunta: anche Menschenleere si attesta sulla formula che abbiamo conosciuto in questi anni, ma con un estro e una molteplicità di ispirazione che esula dallo stile darkwave preferito dall’autore per ampliarne tinte e orizzonti; un ascolto interessante e ‘sostanzioso’ che, senza mai risultare gravoso, regala invece momenti piacevoli insieme ad altri meditativi o anche inquieti, comunque lontani anni luce dalla noia. L’album contiene undici brani di impostazione elettronica, alcuni dei quali, forse, più orecchiabili del solito ma, in ogni caso, sempre di livello rilevante. Vediamo l’opener “Erdgeruch”: note elettroniche ‘atmosferiche’ in apertura, cui si uniscono il pathos del canto e una ritmica che cresce ‘cammin facendo’, e il gioco è fatto, in pratica un esordio di tutto rispetto. Segue “Mathematik”, ove l’andamento accelera, lo scenario si fa oscuro e le tastiere inanellano un riff riuscito dietro l’altro, con il dancefloor sullo sfondo; “Zielzweifel” propone invece un inizio ‘goticheggiante’ per diluirlo poi in una melodia accessibile quanto avvincente – quest’uomo è un vero mago del synth! – mentre per “Noposition”, uno degli episodi migliori, l’etichetta ‘darkwave’ appare di certo riduttiva, tale è la forza, la varietà e la ricchezza dei suoni. “Schädelhitze” torna a sonorità di ampio respiro, meno cupe, forse, ma che fanno pensare alla tradizione ‘cosmica’ tedesca e ai Kraftwerk e “Kronzeuge”, uscita come singolo, introduce un tocco di ‘decadenza’ ma abbinato a fantasia e originalità; la notevole “Schwimmhand”, ballabile ma non solo, visionaria e anche ‘gotica’ testimonia un’unicità piuttosto insolita in questo genere. Fra le restanti tracce, segnaliamo “Fatigo” e la sua impostazione sperimentale ed estrosa e, infine, “Raynaud”, che conclude in oscurità, bellezza e ritmica vivace un album da apprezzare senza riserve.
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