Dopo aver massacrato su queste pagine I Morti Viventi, opera nella quale veniva portato a termine il manoscritto di Romero, mi sono cimentato con Zucchero Amaro, nuovo romanzo di Daniel Kraus con l’intenzione di dare una seconda possibilità all’autore.
La storia narra le gesta di una famiglia di disadattati, provenienti da diversi ceti sociali ma che hanno in comune due cose: la loro condizione quotidiana è insopportabile e tutti hanno un grande desiderio di vendetta nei confronti della società che li obbliga ad uno status quo intollerabile.
Per queste ragioni il giovane Jody, la piccola Midget e quella “stronzetta” di Dag trascorrono il 90% del tempo non scolastico lontano dalle loro devastate e devastanti famiglie, per trovarsi a casa del trentenne Robbie, ex promessa del football a cui il destino ha stroncato ogni possibilità di carriera.
Il loro intento principale? Rovinare Halloween all’odiata cittadina, in un modo veramente cruento ed orribile.
La vicenda si sviluppa in un arco di tempo molto breve, supportata da una narrazione intensa e a tratti molto cruda, della quale ho apprezzato lo stile di scrittura. L’autore ha volutamente deciso di narrare i pensieri di Jody, il narratore interno di questa opera, nell’unico modo possibile per un ragazzo di bassa cultura: tutto il racconto è un susseguirsi di verbi sbagliati, con i congiuntivi non pervenuti.
Dall’effetto straniante delle prime pagine, in grado di spiazzare chiunque sia abituato a leggere (in caso contrario avete seri problemi con la lingua italiana) si passa a quella che ritengo essere la carta vincente dell’opera: dimostrare che chiunque, indipendentemente dall’estrazione sociale di appartenenza, abbia la possibilità di elaborare le difficoltà e cercare di crearsi un tentativo per fuggire dalle sabbie mobili che lo inghiottono.
Jody, nonostante non sia certamente un letterato, è in grado comunque di esprimere idee e fare valutazioni che non sono comuni per un ragazzo della sua età. Questa cosa rende l’opera una lettura amara, perché fa riflettere sullo sconforto che nasce dalle circostanze che spesso non dipendono dalla volontà della persona, ma solo squisitamente dalla sorte.
Ci si trova fagocitati così in vite che non permettono una redenzione, in un susseguirsi di giorni che si trasformano in condanne, in errori singoli che si pagano carissimo.
Da più parti ho sentito paragonare questo libro ai romanzi di formazione a la Stephen King: nulla di più sbagliato. Qui non troverete un lieto fine, una soluzione conciliatoria con il concetto di bene. Rifletterete invece sulle difficoltà che la vita ha in serbo per ciascuno di noi.
Una lettura che consiglio a chiunque abbia voglia di qualcosa di diverso dal solito romanzo. Fino all’ultima pagina non sarete in grado di capire che direzione prenderà la vita dei protagonisti.