Nella precedente recensione su Ver Sacrum in cui parlavo di Edge Of Chaos, il terzo album dei Blue Dawn, avevo sottolineato come il gruppo genovese stesse crescendo e mettendo maggiormente a fuoco la sua proposta musicale caratterizzata da un doom epico figlio della lezione dei Black Sabbath. Direi che con questo nuovo Reflections From An Unseen World i Blue Dawn hanno raggiunto la perfezione: il disco spacca e farà la gioia di tutti i seguaci di un certo suono heavy doom settantiano con venature dark-prog. Parte del merito va sicuramente riconosciuto all’entrata nella formazione del chitarrista solista e tastierista Davide Bruzzi (Il Segno del Comando) che è riuscito indubbiamente a donare un tocco suggestivo all’insieme. Fra gli altri membri ricordo l’altro chitarrista Andrea Martino, il bassista e cantante Enrico Lanciaprima senza dimenticare il batterista Andrea Di Martino, protagonista con il suo drumming potente e la voce femminile di Monica Santo, molto suggestiva e o”,scura. Sicuramente si avverte, rispetto al passato, un sound più compatto, di maggiore respiro e più prog. Le atmosfere sono sulfuree e possono essere l’ideale accompagnamento alla lettura di un romanzo gotico. Fra gli ospiti troviamo poi il leggendario Mercy (Malombra, Il Segno del Comando, Ianva) e anche James M. Jason (Gothic), vecchia conoscenza della band. Spicca poi una strepitosa cover dei Black Sabbath ovvero “Who are you” (Sabbath Bloody Sabbath). Ma in ogni caso, nonostante le influenze dei ‘70, non pensate di trovarvi di fronte ad un suono datato e derivativo in quanto i Blue Dawn non sono il classico gruppo che copia sterilmente.
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