L’attacco di “Silent Towns” introduce il caleidoscopico universo sonoro dei Karma Voyage, complesso veneto giunto con Lights in forgotten places al fondamentale passo dell’esordio in lungo, seguito dell’ep omonimo che ospitammo su queste pagine nemmeno un anno fa. Nove canzoni assai curate che, merito di una eccellente produzione, incrociano le traiettorie oblique della 4AD con l’operato di Steve Lillywhite, atmosfere dreamy sostenute da un’impalcatura strumentale importante (la batteria in primo piano, le chitarre epiche, il catrattere del canto). Ispirazione che trae linfa da ambienti apparentemente inconciliabili, che la bravura e la sapienza acquisite dal quintetto amalgamano generando un flusso coinvolgente. Essi hanno evidentemente assorbito elementi dal dream-pop (“Shine” è una piccola, graziosa perla), dalla psichedelia che offre loro le fondamenta irrinunziabili, da un rigore formale che rimanda addirittura al neo-folk. “New Foundations” con alla voce Nils Ottensmeyer dei (dispersi?) The Blue Angel Lounge, le intuizioni a la The Church di “_Em”, eppoi le melodie distese di “City of the Lame”, lo scorrere ipnotico delle note di “Branches of a new ash”, Lights in forgotten places è un altro titolo sul quale possiamo legittimamente riporre le nostre speranze.