Non so voi, ma io mi faccio spesso attrarre dalle copertine dei libri (e anche dei vinili/cd ma questo è un altro discorso), per cui quando m’imbatto in una grafica particolarmente accattivante e il contenuto sembra essere in linea con i miei gusti non riesco a esimermi dall’acquisto.

Di conseguenza quest’estate quando mi sono ritrovata davanti a una serie di sei piccoli volumi presentati con una decoratissima grafica un po’ Jugendstil/Art nouveau dapprima in una libreria di Marsiglia e poi in un’altra di Bruxelles la tentazione è stata molta, nonostante non ne conoscessi minimamente l’autore. Mi ha trattenuto solo il fatto che si trattava di una traduzione in francese di una saga in lingua inglese, opera dello scrittore statunitense Michael McDowell, per cui ho sperato che prima o poi potesse essere tradotta e pubblicata anche in Italia. Infatti nel giro di pochi mesi ecco che la casa editrice Neri Pozza decide di dare alle stampe la traduzione in italiano esattamente con le medesime bellissime copertine.. quindi evviva, sono stata davvero felice di questa scelta!

In realtà le cover di questi volumetti non sono un semplice accessorio “attira lettori” ma hanno un aspetto più intrigante: infatti ognuna ha una fattura diversa dalle altre e presenta una serie di disegni che sono piccoli indizi riferiti alla trama, come un puzzle da ricomporre nella giusta sequenza.

E arriviamo così a parlare della saga di Blackwater, edita negli Stati Uniti nell’ormai lontano 1983 da Michael McDowell, autore di opere di narrativa, sceneggiatore televisivo e cinematografico (sue le sceneggiature di Beetlejuice e Nightmare Before Christmas) venuto a mancare purtroppo ancora piuttosto giovane nel 1999. I suoi numerosi romanzi sono definiti dalla critica “southern gothic” intendendo in questo modo rifarsi a una tradizione narrativa novecentesca legata alla narrazione del sud degli Stati Uniti che vede tra i maggiori esponenti William Faulkner Flannery O’ Connor, Tennessee Williams, Harper Lee, con tematiche legate al tema della schiavitù, del razzismo, della violenza, ma anche caratterizzate da elementi grotteschi, macabri e a cavallo tra realismo e soprannaturale, con richiami al padre della letteratura oscura statunitense, Edgar Allan Poe.

Blackwater al tempo non sembra sia stato un grande successo, anche perché contrariamente al volere dello scrittore, fu pubblicato in un unico volume, invece che nelle sei parti di cui il romanzo si componeva, andando a perdere quella serialità che invece ne costituisce un carattere costitutivo. L’uscita in Francia dello scorso anno si è rivelata invece un vero caso editoriale, con più di 500.000 copie vendute e l’ha fatto diventare un’opera di culto, destino che sembra star avendo anche l’edizione italiana, con uscite quindicinali, iniziate il 17 gennaio del volume La Piena – I e concluse con l’ultimo volume PioggiaVI, distribuito dal 28 marzo.

Ma di cosa parla Blackwater nei suoi agili sei volumetti? Fondamentalmente si tratta di una classica storia familiare che segue per circa 50 anni, dal 1919 al 1970 i membri della casata Caskey in tutte le loro diramazioni e vicissitudini. La vicenda è ambientata nel villaggio di Perdido in Alabama, quindi nel sud degli Stati Uniti, il cui fiume omonimo costituisce il perno intorno al quale ruotano le fortune e i destini dei personaggi. La comparsa dal nulla di Elinor, una donna misteriosa dai capelli di rame, che letteralmente emerge dalle acque e viene salvata da Oscar Caskey durante l’alluvione del 1919, dà il via alla trama che ha proprio nel legame misterioso tra la donna e l’acqua fangosa del fiume il suo fulcro narrativo. La storia procede nel corso dei decenni, attraversa le tensioni razziali, la crisi finanziaria del ‘29, la seconda guerra mondiale, il boom petrolifero degli anni ‘50, le proteste degli anni ‘60, disegnando uno spaccato dell’America profonda. Grazie a una scrittura estremamente scorrevole, semplice ma efficace, abile nel costruire l’intreccio narrativo dei numerosi personaggi, lo scrittore ci accompagna in un affresco familiare che fonde con estrema naturalezza realismo e fantastico, con brevi pennellate horror. Tematiche sociali, conflitti psicologici, avvenimenti storici si alternano a brevi e ben dosati picchi di suspense nel momento in cui l’elemento soprannaturale entra in scena improvvisamente e prende il sopravvento, come un fiume carsico che scorre in profondità ma che ogni tanto risale in superficie e un po’ alla volta finisce per corrodere le fondamenta su cui i personaggi si reggono.

I Caskey col tempo formano una famiglia allargata, disfunzionale e diversa, quasi aliena rispetto al luogo isolato e marginale in cui vivono, in cui l’elemento femminile predomina su personaggi maschili per lo più inetti o ininfluenti e gestisce la famiglia secondo logiche spesso perverse, come quella di “rubarsi” i figli tra di loro, dando vita ad un antagonismo radicale e a volte crudele.

Con un abile mescolamento di generi, che supera il southern gothic, ma che continua a convivere con l’ombra di Poe e attinge al fantastico puro (inteso come eerie di fisheriana memoria), McDowell ci conduce attraverso il destino di più generazioni, evidenziandone inquietudini e orrori, pentimenti e rimorsi, scelte di vita alternative e radicali.

Ma alla fine arriva la resa dei conti: i morti chiederanno vendetta e i mostri torneranno da dove sono arrivati…

Michael McDowell, Blackwater, Neri Pozza Beat, 2023 – 6 volumi