I Moonlit Station sono uno dei nostri piccoli segreti, come quei ricordi di età trascorse che custodiamo con cura nell’astuccio finemente intarsiato della Memoria. Il terzetto Friulano intesse melodie sognanti con sorprendente semplicità: scivolare nell’ovvio è un attimo, evitarlo non è scontato, le loro composizioni s’ammantano d’una levità salvifica e non artefatta. Offrono un riparo alle nostre anime con delicatezza e discrezione, Silvia Guerra e Guido Michielis incrociando con eleganza voci e chitarre e stabilendo una perfetta comunione con le percussioni e gli effetti appannaggio di Giacomo Carpineti, che a queste canzoni attribuisce sostanza. Distance è “solo” il loro secondo disco (accogliemmo con piacere il predecessore “DayDreams”), ma marca già un deciso passo in avanti, prefigurando un futuro affidato ad una ulteriore presa di coscienza di una personalità delineata. Definirlo “semplicemente” dream-pop (che comunque fornisce la materia prima, scontato è il richiamo ai Beach House) è già da ora riduttivo, con Distance lo sguardo si allarga ben oltre i ristretti confini d’una stanza, abbracciando prospettive ben più ampie che vanno a lambire la poetica di una Artiste sensibili come Angel Olsen. La distanza a volte è dolce, privandoci del contatto induce in noi l’urgenza della riflessione, ad aprire ancora una volta quell’astuccio richiamato in apertura, ed ad osservare quelle vecchie immagini. Meritano prosceni importanti.
Lascia un commento