Abysmal Grief ed Avantgarde Music, l’uno (il complesso) accanto all’altra (la label). Despise the living, desecrate the dead segna il primo passo d’una collaborazione che non si limita al puro elemento commerciale, essendo le due identità vocate all’indagazione, all’approfondimento dei temi che istituiscono ogni singola pubblicazione. Lo spirito, innanzi tutto.
Despise the living, desecrate the dead assembla brani composti nel periodo compreso tra il 2016 ed il 2021 che non meritavano una frettolosa archiviazione, ma che consentono di acquisire una visione ancor più netta di quelle intuizioni che hanno reso così significativi gli Abysmal Grief, seppur riferendoci ad un contesto limitato come il doom. Faldone che ospita i liguri, ma che rappresenta una forzatura, considerato lo spirito (mi ricollego a quanto poco sopra) che alimenta la loro opera.
Titolari di uno stile riconoscibile che hanno reso unico, solenne e terrifico all’unisono, come la Morte, evocano timori ancestrali estirpando con forza qualsisia sembianza misericorde, consegnandoci ulteriori inni sepolcrali quali “Mortician” (datata 2020) e la ferale litania sabbathiana “White Coffins” (del 2021), omelie pronunziate con voce iraconda da un celebrante che ci richiama all’ineludibilità di un Fato spietato. E traendo dall’oblio due cimeli rappresentativi della Scuola italiana del dark-sound, “A Forest Mass” degli Zess (iscritta nella track-list de “Et in Arcadia Ego” con il quale la Black Widow Records diede necessaria visibilità), e “Missa Est” da “Abbatia scl. Clementis” dei The Black di Mario Di Donato, che gli Abysmal Grief vestono di ulteriore furia. Ed affidando agli strumentali il compito di fornirci il conforto al dolore del distacco definitivo (esemplari la raggelante “Arcanum Magisterium” ed “Estremo dolore”).
Vinile edizione limitata.
Alle viste un nuovo albo. Attendiamo.