Band francese degli anni ’90, i Dead Soul Rising, dopo vicissitudini, lunghe pause e cambi di line up, hanno pubblicato quest’anno un album di un certo interesse, sesto della loro carriera, intitolato Black Out. Assodato che uno degli aspetti qualificanti della musica del gruppo è il lavoro di una frontwoman carismatica, Alastrelle, che ha la capacità di galvanizzare l’attenzione, possiamo dire che lo stile dei Dead Soul Rising è una versione eclettica della formula darkwave/goth, oscura a sufficienza, caratterizzata inoltre da testi dal contenuto generalmente impegnativo e delicato. La componente elettronica è assai presente con sonorità fredde e, occasionalmente, anche di una certa potenza, perfette per fare da sfondo, come si diceva, alle rilevanti doti canore di Alastrelle, che ricordano vagamente quelle della dea Siouxsie. Vediamo l’opener “Dark Paranoia”: esordio decisamente grave, con cupe note di piano, tonalità vocali intense e remoti e misteriosi echi che evocano sinistre visioni. Subito dopo, in “Dysmorphobia” emergono i crudi suoni elettronici di cui si diceva e il canto ammirevole, chiaramente ispirato a Siouxsie, mentre in “Burn Out” le ‘minacciose’ note elettroniche presentano un paesaggio ‘futuribile’ di stampo sperimentale che, tuttavia, si mostra idoneo per il dancefloor; poco più avanti, “The Last Jump” è un pezzo di bravura canora della frontwoman, ancora sulla scia di Siouxsie. Troviamo quindi atmosfere inquietanti e tenebrose in “With Your Eyes”, che vanta una melodia davvero bella e una chitarra notevole, mentre “Alter Ego” si avventura in sonorità tipicamente ‘industriali’ e, tutto sommato, il risultato soddisfa; “Reflection of the Divine” opta per suoni foschi che sembrano alludere a un contesto di arcane magie, ove le tonalità variegate del canto propongono persino un curioso falsetto. Infine, con “Watching The Silence” si sceglie per la conclusione il più oscuro degli scenari, lasciando chi ascolta in tensione e malinconia.
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