I portoghesi She Pleasures Herself sono arrivati al terzo lavoro, Latex, consolidando la loro posizione nella scena dark e la loro presenza sui dancefloor di genere: dodici tracce che sfruttano abilmente i canoni ormai noti di gothic, darkwave e tutto l’universo postpunk per la gioia dei danzatori di ieri e di oggi. In verità non c’è nulla in particolare che si possa rimproverare ai quattro ragazzi di Lisbona, tranne la limitata disponibilità a sperimentare soluzioni musicali più originali: i brani di Latex, come del resto si è detto dei dischi precedenti, sono un ascolto piacevole e mostrano cura e mestiere; gli ammiccamenti verso l’immaginario fetish, nel tentativo di rendere la musica ancora più ‘appetibile’, appaiono talvolta un po’ ‘manierati’ ma non in modo fastidioso, per cui non neghiamo apprezzamento a questi ragazzi che, come tanti, hanno scelto di dare il loro contributo alla tradizione che amiamo. Si comincia con l’energica “Bury Me” che, condotta da una ritmica convulsa e singolari note di chitarra, dà un’idea dell’impostazione dell’intero album. Il secondo brano, “Insane”, ospita un riuscito duetto con DBoy del gruppo francese Je T’aime associato a un arrangiamento elettronico frizzante e insolito, mentre in “Frustration” si aggiungono inquietanti cori per una ‘ventata’ di autentica oscurità; “Run” è pezzo ballabile per eccellenza. Poi, in “Broken Glass” l’atmosfera diviene quasi pacata e la lineare melodia allude a un momento più personale; poco più avanti, “Insomnia”, uno degli episodi migliori, ‘distilla’ puro postpunk d’epoca da un’ispirazione fra le più cupe, richiamando tutti i classici possibili ma offrendo comunque un piccolo saggio di competenza e sensibilità. Delle rimanenti tracce, segnaliamo la tenebrosa “Restraint”, lugubre ma impetuosa al tempo stesso, con una linea di basso impeccabile, e la conclusiva “It Feeds On You”, che chiude all’insegna della malinconia e dell’introspezione un album niente male.