L’uscita di Darkadelic, ultimo lavoro dei mitici Damned, non è proprio un evento, giacchè Vanian & Co., per tutto il tempo trascorso dal momento della loro esplosiva apparizione sulla scena punk, non sono assolutamente stati con le mani in mano. Ma gli anni passano e questo album è da molti considerato una sorta di riassunto della carriera di una band ormai entrata nella storia: un riassunto riuscito assai bene – aggiungiamo noi – che rappresenta un’apprezzabile celebrazione della formula dark punk che i Damned incarnano da sempre, avendola in un certo senso inventata. In Darkadelic lo spirito e la passione dei Damned sono presenti più che mai, nonostante il sound appaia occasionalmente un po’ datato: si può dire in fondo che il gruppo abbia attraversato un confine, quello che ha fatto diventare la musica di un manipolo di incalliti scavezzacollo un classico valido in ogni epoca. Non che i due scavezzacollo per eccellenza, Dave Vanian e Captain Sensible, – quest’ultimo prima bassista e poi chitarrista – abbiano perso lo smalto: probabilmente il divertimento è parte integrante della loro ricetta e garanzia permanente di autenticità. L’opener “The Invisible Man” è un esordio decisamente brillante: vi si trovano, giustamente, influenze punk, una dose discreta di rumore e una prestazione vocale furba e ammiccante dell’immarcescibile Vanian. Subito dopo, “Bad Weather Girl” mantiene la briosa impronta rock – l’assolo di chitarra ci sta tutto! – arricchendola, a tratti, di qualche ‘goticismo’, mentre “You’re Gonna Realise”, di certo una delle hit dell’album, ci regala una melodia che si inchioda in testa e, ancora una volta, una performance canora da dieci e lode; “Beware Of the Clown” aggiunge alla vivacità punk un’ironia pungente che fa sorridere. Ma non mancano momenti suggestivi e accattivanti come “Western Promise” – la tromba alla fine è la classica ciliegina sulla torta! – o coretti falsamente innocenti abbinati a irruenza rock dal sapore ‘vintage’ (“Wake the Dead”), un impeto che si manifesta anche più avanti (“Follow Me” e, soprattutto, “Motorcycle Man”): come si diceva, Darkadelic compendia abilmente i punti di forza di una band che – lo sappiamo – ha saputo lasciare il segno. Ecco quindi che la conclusiva “Roderick” può permettersi di cambiare registro, offrendoci un pezzo genuinamente ‘gotico’, tutto piano, violino e canto appassionato, che ci lascia nostalgici ma soddisfatti.
Lascia un commento