Le vie (infinite) del pop-rock. The Lemon Twigs e ZAC si sono incrociati, accavallati, impastati in questi giorni di primavera che prima non pareva voler giungere mai ed ora si è aperta all’improvviso. 

Primo disco per Captured Tracks dopo i primi pubblicati per 4AD. Che non sarà più quella 4AD, ma per un quasi-anziano (arrendiamoci suvvia…) solo pronunciarla provoca una stretta alla bocca dello stomaco.  

Everything harmony, quell’ingrediente che sempre ha caratterizzato i loro lavori, trova ora legittimazione anche nel titolo che i fratelli D’Addario da Long Island, NY, hanno attribuito alla loro ultima opera. A spasso sulla Broadway. 

Facevamo colazione in una cafeteria lì vicino (no, non quella grande catena…). C’era un signore, oltre la mezza età, che sedeva sempre allo stesso tavolo, completo grigio e cravatta rossa fiammante. Un mattino ci precedette all’uscita, con un astuccio sotto il braccio. Un violinista d’una delle tante orchestre che suonano nei teatri della Broadway. Per lui, era andare al lavoro. Broadway la respiravi e Broadway entra in Everything harmony, con quegli impasti perfetti di melodia financo stucchevole, ma questo, anche questo è il glam (pop, rock?). Ma è stato registrato anche a San Francisco, ed ecco che, suggestione però, un po’ di west coast c’è pure qui. Quella svagata ingenuità che ti fa vedere il mondo, la vita con occhi diversi. Everything harmony è perfetto, anche troppo levigato, curato, coccolato eppure a tratti emerge una vena d’ingenuità, di candore fanciullesco che si accattiva la simpatia di chi ascolta. Ci si può concedere il privilegio di farlo anche senza troppo impegno, ma non crediate che queste tredici canzoni siano adatte solo a far da sfondo alle faccende domestiche. Sì, è un po’ troppo lungo, per i miei standard attuali (cinquanta minuti, mi accontenterei di una diecina di meno, ma forse mi perderei qualcosa), ma i giochi barocchi dei due ragazzi (ma arrivano ai cinquanta, sommati tutti e due?) possiedono una sostanza tutta loro: “I don’t belong to me”, l’hammond della title-track, con le voci che rimandano all’Albione di Canterbury, “Born to be lonely” che già nell’intitolazione ci spinge alla commozione e che pare voler prenderci per mano salvandoci da una malinconia che potrebbe divenir perniciosa. Svolazzi leggiadri che si susseguono a prese di coscienza, a meditazioni profonde, col balsamo delle voci e degli strumenti che si effonde nella stanza dalle pareti color pastello e dalla carta da parati che negli angoli si scolla.  

E’ così cari, ci vuole anche Everything harmony, perché la notte è lunga e l’alba incerta.  

Photo: DICE