La rock opera in tre atti di Mr. Billy Corgan non è quello che lo stesso leader degli Smashing Pumpkins ha annunciato: non ha nulla a che fare con Mellon Collie.
Questo aspetto ha sicuramente deluso il 90% delle persone che lo hanno ascoltato, aspettandosi un ritorno ad un suono grunge ormai abbandonato da ben tre lustri.
Atum, sono pronto a scommetterci, è in realtà il sequel di Oceania, disco molto bello e allo stesso tempo sottovalutato della premiata ditta SP: se di una band ancora si possa parlare è un altro discorso che richiederebbe molto più spazio e tempo.
Ma è tutto vero quello che si legge su questa opera?
La risposta è un secco “no”: diffidate da chi ne ha parlato come di un’opera piena di filler e di scarso interesse. Siamo al cospetto di un lavoro di impatto non immediato, soprattutto se lo si affronta pieni di preconcetti, dove regna sovrano un ispirato gusto per la melodia tessuta con abbondante utilizzo di elettronica. Elemento che nel post Adore ha preso sempre più piede in casa SP.
Corgan non urla rabbia in nessun secondo dei 33 brani (11 per cd) ma ci accompagna in un viaggio dove già dal terzo ascolto tutto trova una perfetta collocazione, consegnandoci uno degli album più belli degli Smashing Pumpkins.
Il viaggio fila via liscio e si ha sin da subito la percezione di un lavoro meticoloso di grande ispirazione.
Le canzoni con minutaggio più lungo costituisco dei veri e propri brani nel brano: basti pensare alla splendida “Sojourner”.
Brani come “Hooray!” sono riusciti persino ad offendere l’ascoltatore. È sufficiente fare un piccolo passaggio in rete per rendersene conto. La cosa più divertente è che in realtà questo brano “non bello” è in grado di ficcarsi in testa e di girarvi in loop.
Come si dice in questi casi: “De gustibus”.
Ma poi ti ritrovi ad ascoltare alcune perle come “The Culling”, “Moss”, “Beguilded”, “Avalanche” e potrei andare avanti, e tutto torna dove deve stare: in alto nel ranking degli album composti da Corgan.
E se il caro vecchio boss delle zucche si fosse accontentato di fare un disco singolo, il risultato sarebbe stato migliore? Non credo: ci saremmo persi al contrario un ascolto molto stimolante e ricco di idee.
Corgan è in una fase della sua carriera in cui vuole fare solo quello che si sente e se i risultati sono questi, tanto di cappello.
Curiosità: nell’edizione limitata in vinile sono presenti 10 brani in più.