Stefano Cavanna: Il Suono del Dolore
Tsunami Edizioni
Collana Le Tempeste
Pagg. 330
Euro 22,80.-
http://www.tsunamiedizioni.com
Stefano Cavanna esplora con spirito appassionato ed indagatore tutti gli interstizi, anche quelli meno accessibili, del funeral doom.
Una nicchia nella nicchia. Un’opera nata sull’esigenza di ricuperare tempo (quello sottrattoci da quanto accaduto non molti mesi or sono e che tendiamo orami, ma sapevamo che sarebbe andata così, ad archiviare frettolosamente, a dimenticare), quando in effetti ne abbiamo avuto a disposizione anche troppo.
Il Suono del Dolore enumera e cataloga con precisione e metodo impressionanti gruppi e progetti, molti di questi ascrivibili ad un solo artista od a complessi ridotti all’essenza, allo scheletro della compagine. Perché se il doom è genere che non si espone con disinvoltura al vasto pubblico (anche se negli ultimi anni è stato fatto oggetto di una narrazione estesa), una delle sue propaggini più estreme quale è il funeral rifugge volutamente anche il più pallido dei riflessi. Il motivo è chiaro.
L’Autore infonde nella sua Opera un impegno straordinario, addirittura fuori dai canoni imperanti oggidì, coinvolgendo il lettore nella sua minuziosa ricerca: prima le origini (identificare le stesse non è così scontato), e non poteva essere altrimenti, poi una rigorosa suddivisione per area geografica di provenienza. Carriere, membri e collegamenti, discografia, analisi essenziale dello sviluppo di ogni singola vicenda artistica, giudizio imparziale, Cavanna adotta l’unico metodo necessario per dare ordine all’immane corpo che è cresciuto e si è sviluppato più egli s’inoltrava in questa materia in buona parte sconosciuta, ma anche perché proprio la diversa culla/matrice culturale di provenienza dei gruppi/singoli incide significativamente sul risultato finale, sia in ambito lirico che sonoro.
Costringendolo per altro ad una rigorosa selezione che ha sicuramente comportato da parte sua scelte di non facile soluzione; escludere chi al funeral si è prestato senza continuità, senza aderirne in toto al credo, o chi ad esso ha immolato una sola canzone, inserita in un contesto più tradizionale (ma il doom si è partito in mille rivoli…) ha infine inciso sul numero dei gruppi nominati.
Seppur si giunga fin ai giorni nostri, Il Suono del Dolore deve soggiacere suo malgrado al limite fissato dal Tempo, chissà che, magari fra qualche anno, Cavanna non si cimenti in un aggiornamento, sicuramente altre sigle si saranno aggiunte alla sua impressionante conoscenza. Non sorprenderà chi già è approdato a queste sponde letee la presenza di compagini (forse le più interessanti) provenienti da Paesi che, date le circostanze e le congiunture, dovrebbero essere estranei al fenomeno; la natura stessa del funeral ne rafforza invece l’appartenenza. Esso rappresenta il genere che più si presta al rifiuto della convenzione, al ribellarsi ad essa.
Peccato che manchi un indice dei nomi, tale da guidarci nel labirintico intrico che attraversa i tumuli del funeral, per questo mi sono organizzato da me: rubrica, nome e pagina, con qualche nota scarna. Ma è un vezzo di scarso peso.
Un’impresa immane rivolta a pochi, ma è auspicabile che qualche curioso si unisca alla congrega. Purché lo faccia con rispetto, Cavanna lo merita, Il Suono del Dolore lo reclama.
L’Autore fu tra i fondatori di MetalEyes, sito che ha diretto per tre anni, e firma il sito Mournful Sounds (https://mournfulsounds.com).