I Placebo erano rimasti fuori dai nostri radar dopo le ultime deludenti produzioni (Loud Like Love, Battle for the Sun), tanto che il recente Never Let Me Go è rimasto qui privo di una recensione e, per quanto riguarda chi scrive, anche di un ascolto. Ma siamo in estate, il Lucca Summer Festival, da queste parti, è una delle manifestazioni più seguite e amate e Molko & Co., lo scorso 13 luglio erano lì… a portata di auto. I biglietti non proprio gratuiti ci hanno indotto a preferire posti in piedi per una serata che si preannunciava bollente, soprattutto dal punto di vista climatico: meglio sorvolare sulla quantità di sudore versato in onore della rinomata band.
L’imminenza dello show è stata comunque l’occasione per dedicare al citato Never Let Me Go un po’ di attenzione – si sapeva, infatti, che il tour in corso serviva a promuovere l’album, uscito da ormai oltre un anno – e per accorgersi che … sì, una recensione l’avrebbe meritata. Si tratta infatti di un disco di buon livello, più in linea con i primi, indimenticati lavori del gruppo che non con gli ultimi, con diversi brani ispirati e di notevole intensità, illuminati da una nuova, più matura consapevolezza e non solo per il progredire dell’età. Il Brian Molko efebico e androgino, che si era sempre dichiarato affascinato da David Bowie, tanto da seguirne, per così dire, le tracce, oggi un po’ ci manca ma, che dire? Il tempo passa, l’ambiguità sessuale non fa più notizia e il carismatico leader dei Placebo sembra aver mutato la formula di quel suo carisma per identificarsi, piuttosto, in uno stile simil-anni ’70, con capelli alle spalle e baffi e più disponibile ad ‘esercizi’ chitarristici di un certo livello. Al di là dell’aspetto, forse, è giusto che ora ci sia la musica al primo posto e, stando a quanto appare, Brian e Stefan credono realmente in ciò che fanno.
La torrida notte di Lucca, ha suggerito, inoltre, una serie di osservazioni: il pubblico dei Placebo è eterogeneo e fedele, appartiene a varie fasce di età e ha visibilmente apprezzato l’album del 2022; il concerto non è affatto andato sold out ma la PIT Area, inclusa la tribuna centrale erano al completo e i fan che le occupavano erano agguerritissimi. Tutte queste persone, però, prima dell’esibizione dei loro beniamini, hanno dovuto affrontare i Peaks, energico gruppo punk-alt rock originario di Torino, scelto per introdurre i Placebo in almeno due delle date italiane: non ne avevamo mai sentito parlare, in effetti, ma i ragazzi hanno, come si dice, ‘spaccato’ e hanno riempito di entusiasmo e confusione il tempo messo loro a disposizione, suscitando evidente gradimento. Dei Peaks siamo andati poi a cercarci l’Ep con quattro brani uscito nel 2022 dal titolo Dead, che consigliamo per quei momenti in cui ascoltare musica ‘tosta’… è necessario.
Dopo una breve pausa, sono arrivate quindi le star della serata, aprendo lo show con il primo pezzo di Never Let Me Go, cioè “Forever Chemicals”, accolto con grande partecipazione da spettatori pronti ad esaltarsi. La folla, ovviamente, non ha dato alcun peso all’episodio avvenuto a Torino pochi giorni prima quando, durante il concerto, Brian Molko aveva pronunciato una violenta invettiva all’indirizzo della presidente del Consiglio italiana definendola razzista e fascista: il frontman dei Placebo non è nuovo a prese di posizione nette che hanno dato e danno fastidio a chi non è d’accordo con lui, ma in questa circostanza, come del resto a Torino, non si sono registrate proteste contro le sue idee.
Le uniche vere contestazioni hanno riguardato un problema di tutt’altro genere, che non ci aspettavamo avrebbe monopolizzato i commenti dei presenti. Già da giorni circolava in rete una sorta di avviso, formulato in termini davvero seriosi, con il quale la band pregava i fan di non utilizzare i cellulari per filmare o scattare foto durante l’esibizione live poiché, a suo dire, questo avrebbe ostacolato la creazione di un clima di comunione e trascendenza. Non che i Placebo siano stati i primi a lamentarsi dell’uso dei telefoni, Bob Dylan, Bjork e molti altri avevano sollevato la questione prima di loro. Ma come impedire a migliaia di persone – tra cui la sottoscritta – di portarsi a casa il ‘ricordino’ di una bella serata di musica? Nessuno, certo, immaginava – ed è apparso francamente esagerato – che gli addetti alla security circolassero minacciosi in mezzo al pubblico, non per badare alla security bensì per intimidire gli incauti fotografi e, inoltre, che lo stesso Brian Molko, in una pausa, levasse irritato il ditino indice verso il cellulare di uno spettatore nelle prime file, pretendendo che fosse subito riposto. Siamo pronti a considerare con benevolenza gli eccessi delle rockstar, tuttavia l’atteggiamento è sembrato un po’ maniacale. Questo spiega, per altro, la scarsa qualità delle foto del nostro report, che ci sono quasi costate l’immediato arresto.
I Placebo hanno allestito uno show con i fiocchi, curato in ogni dettaglio, e il costante uso di video coloratissimi in stile psichedelico, che ritraevano per lo più loro stessi, ha reso lo spettacolo godibile in tutti i sensi, una gioia per gli occhi e per le orecchie. Brian Molko, splendido cinquantenne biancovestito e in formissima, ha dato davvero il massimo, sfoderando le sue tipiche tonalità ‘miagolanti’ e stimolando con forza il pubblico a partecipare. Come accennato, la scaletta era dedicata principalmente alla promozione dell’ultimo disco, eseguito quasi per intero, ma non è mancata qualche concessione al passato: con molto piacere, abbiamo potuto riascoltare “Song to Say Goodbye” e “Infra-Red” da Meds e l’amata “The Bitter End” da Sleeping with Ghosts; con rammarico abbiamo invece preso atto dell’assenza di pezzi da quelli che, a parere di tanti, rimangono i lavori migliori dei Placebo, cioè Without You I’m Nothing e Black Market Music.
Alla fine, Molko & Co. hanno attinto dal loro repertorio di cover, di cui personalmente non sono estimatrice, per cui la chiusura, dal mio punto di vista, è stata un po’ piatta: “Shout” dei Tears for Fears è diventata solo una ‘cosuccia’ carina mentre “Running Up That Hill”, nonostante la suonino da anni e si sia già sentita anche a Lucca, per me va semplicemente lasciata stare. Al di là di questo, il bilancio della serata è stato senza dubbio positivo: i Placebo sono ormai ‘grandi’ e sicuri di sé, il concerto è filato liscio e senza alcuna sbavatura, tutti si sono divertiti e la loro fissazione per i cellulari l’abbiamo perdonata volentieri, in cambio dell’impegno con cui ci hanno intrattenuti.
P.S. Apprendiamo proprio mentre stiamo pubblicando l’articolo che Brian Molko risulterebbe indagato per ‘vilipendio’ a causa delle invettive contro Giorgia Meloni…