Abbiamo lungamente atteso una nuova release dei Drab Majesty, uno dei progetti recenti più seguiti da Ver Sacrum: finalmente, ecco An Object In Motion, un Ep con quattro tracce che ha subito attirato l’attenzione degli addetti ai lavori, in quanto mostra un’evoluzione artistica evidente – anche se non del tutto inattesa – da parte di Clinco e dei suoi, di cui i primi segnali si erano già notati nel precedente Modern Mirror del 2019. Nato nel 2021, durante un periodo trascorso nella città costiera di Yachats, nell’Oregon, An Object In Motion appare radicalmente diverso da The Demonstration, fondamentalmente perché, per Drab Majesty, sembrano essere cambiati i riferimenti e l’ispirazione: partiti da un’area postpunk e darkwave, i nostri sono oggi orientati verso una formula acustica quasi interamente incentrata sulla chitarra, con paesaggi notturni ma delicati e occasionali quanto sorprendenti derive psichedeliche. Ripetere l’exploit di The Demonstration, del resto, non era impresa facile: dopo la pausa dedicata al progetto secondario Vr Sex, per altro di grande interesse, la scelta di Clinco, palesemente, è stata quella di non autocitarsi e i Drab Majesty in versione 2023 somigliano molto più ai Durutti Column che ai Cure e Joy Division. L’opener “Vanity” è un brano lento e malinconico, avvolgente ed emotivo, in cui la carismatica voce di Clinco si abbina magistralmente a quella non meno efficace di Rachel Goswell degli Slowdive: un esordio che, indubbiamente, coinvolge e conquista, senza una sbavatura in tutto lo sviluppo dei (quasi) sei godibilissimi minuti, fino al variegato finale. Dura anch’essa circa sei minuti la seguente, strumentale “Cape Perpetua”, in effetti un ‘bravura passage’ di chitarra 12corde, forse ispirata ai paesaggi solitari dell’Oregon, mentre poi, “The Skin and the Glove” opta, all’improvviso e senza soluzione di continuità, per una melodia più vivace, scandita dal basso e ben padroneggiata dal canto, qui languido e delicato. In fondo, chiusura impegnativa e sperimentale: “Yield To Force”, di nuovo strumentale e lunga oltre quindici minuti, a sorpresa delinea uno scenario complesso e sontuoso, con un arrangiamento che supera il virtuosismo chitarristico includendo fra gli altri, anche archi e tastiere, a favore di un vero universo sonoro, ‘risolto’ da remoti toni dal sapore liturgico… difficile da dimenticare.
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