Austero è l’incedere di Darklights, opera seconda iscritta nel c.v. di Jluc Courchet, artista che cita fra le sue influenze Siouxsie and the Banshees, Cocteau Twins, The Sisters of Mercy (ai quali s’appressò a metà anni Ottanta) e Portishead. Undici canzoni interpretate da un nome che ai lettori di VS non è nuovo, ovvero Kimberly Kornmeier/Bow Ever Down, presenza consolidata fin dal precedente ”Blood Twins” del 2022 (anche in questo caso sua è la firma apposta alle liriche) e che abbiamo potuto apprezzare per la sua collaborazione al progetto The Bleak Assembly (con il quale Spiryt ha alcuni punti di contatto). Atmosfere oscure (la title-track) che assumono pose severe (“Lonely pleasures”, “Maybe it’s time…”), anche se non mancano episodi ritmicamente più marcati, come in “L’aridite du reve” della quale è disponibile pure un video (a tratti emergerà dalla nebbia dei ricordi Ofra Haza). Oltre a possedere un bel timbro, Kimberly fa sfoggio di autorevolezza impossessandosi letteralmente dello spirito umbratile delle canzoni, ben coadiuvata dal main-man Jluc con il quale costituisce un binomio artistico assai affiatato, è evidente che (come per The Bleak Assembly) essa non considera queste partecipazioni alla stregua di mere collaborazioni occasionali. Dal suo canto, Jluc/Spiryt asseconda la bravura della cantante, creando a suo agio soluzioni sonore assai coinvolgenti senza ricercare l’effetto a scapito della qualità. Troverete riferimenti ai nostri Frozen Autumn, nei confronti dei quali Darklights sconta un minore appeal formale, la connaturata natura cold dei francesi emerge sovente, attribuendo all’opera un legittimo riconoscimento. La produzione non risente della parca disponibilità di mezzi (trattandosi di un duo è evidente che le ambientazioni orchestrali apparirebbero forzate), le soluzioni adottate mai appaiono scontate o peggio frettolosamente imbastite (la bella ballata goth “Glue in amber”, mentre la conclusiva “In a state of rupture” si concede ad interessanti aperture melodiche). Disco piacevole all’ascolto, da esplorare anche “Blood Twins”.