Il primo full length del progetto elettronico a cura del produttore e cantante di Los Angeles Aryan Ashtiani è poeticamente intitolato Lovers from the Past: contiene nove brani in uno stile eterogeneo ma molto personale, malinconici quanto intensi, soprattutto vari e interessanti, interpretando la formula oscura con tale originalità da alleggerire la presenza dei modelli cui l’autore fa comunque riferimento. La musica di Mareux si colloca dunque in area postpunk/synthwave, in cui la fredda sostanza elettronica appare spesso diluita in suggestive atmosfere ‘goticheggianti’ dai colori crepuscolari. L’opener “Night Vision” introduce con delicatezza ed eleganza il mondo lieve e introspettivo di Mareux ma è la seguente “Glass” che svela i lati più fantasiosi e visionari del nostro, con una trama elettronica non propriamente eterea ma piuttosto ricca e variegata, mentre la parte canora è integrata dal sensualissimo contributo della brava Kristina Esfandiari; la title track è, dopo, uno degli episodi migliori, dove il synth fa davvero miracoli e la voce di Ashtiani sfodera un carisma notevole. Troviamo poi lo scenario cupissimo di “Killer”, altro pezzo decisamente convincente in cui la ritmica incalza e i suoni si fanno di maggior spessore, una tendenza riscontrabile anche nella successiva, meno valida “DTLA” che strizza l’occhio all’electro, mentre “Little Lies” riporta il sogno in primo piano e opta per malinconiche tinte pastello all’insegna della leggerezza, sulla scia – come da molti riconosciuto – dei canadesi Trust. Delle restanti tracce, emerge infine la conclusiva “Hurt”, caratterizzata dall’arrangiamento più melodico e complesso e pervasa di magia e visioni fantastiche, che chiude un album assolutamente pieno di spunti e promesse.