A distanza di un paio d’anni dal precedente L’Ombre et la Nuit, tornano gli alfieri del postpunk francese: i Varsovie hanno infatti pubblicato Pression à Froid, con nove brani, come è loro abitudine, ricchi di energia, di oscurità e di significato, se andiamo a considerare, tra l’altro, l’impegnativo contenuto delle liriche. L’album è stato elaborato, a quanto si è letto, nello studio Drudenhaus in Bretagna e rappresenta, oltre che un traguardo, una conferma: niente cambiamenti di stile, la forza di chitarra e sezione ritmica a esprimere affanno e rabbia e la voce di Grégory Cathérina ricca di tutto il carisma possibile. Cominciamo dall’opener, uscita anche come primo singolo, “Perspective Nevski”, che si ispira alla frase finale dell’omonimo racconto di Gogol, per altro citata all’inizio del bel video: ‘Nevsky Prospekt deceives at all hours of the day./but the worst time of all is at night (…)/when the devil himself is abroad./kindling the street lamps with one purpose only:/to show everything in a false light’; lo scenario appare tesissimo e cupo fin dai primi minuti, in cui la batteria incalza senza freno e il basso letteralmente ribolle, ed è magistralmente dominato dal vocalist, cui il ruolo del ‘poeta maledetto’ si addice benissimo. La seguente “Pochodeň číslo jedna” (=‘Torcia numero uno’ in slovacco), anch’essa uscita come singolo, si ispira al sacrificio di Jan Palach e il testo affronta, di conseguenza, il tema della resistenza: musicalmente vi si rileva ancora una volta l’importanza della ritmica che diviene ossessione mentre dal canto trapelano tormento e passione; subito dopo, “Synesthésie” punta anche sulla chitarra assai impetuosa, che trasmette urgenza e inquietudine. Troviamo, quindi “Artefacts”, abilmente guidata dal basso che sembra rimbombare ovunque e “Sous les radars” offre al vocalist un’ulteriore opportunità di carisma, di nuovo davvero indiscutibile; poco più avanti, in “Structure”, il basso dilaga talmente da far sussultare. Vogliamo infine menzionare la conclusiva, strumentale “The Ghost of Kyiv”, il cui titolo fa riferimento al mitico pilota ucraino che, il 24 febbraio 2022, si dice sia stato responsabile dell’abbattimento di sei aerei russi su Kiev, ristabilendo il morale della popolazione. Anche in questa traccia – una sorta di veemente ‘avanzata’ dark rock interrotta soltanto dalla recitazione, da parte di una donna ucraina, dell’inno di Stepan Charnetsky adottato dai militari ucraini – la band non manca di prendere una posizione inequivocabile e, definitivamente, ci conquista con l’intensità e il vigore.