Tempo addietro definii la proposta sonora dei Saints Of Ruin FM-goth, considerata la spiccata attitudine radiofonica che connotava i brani degli americani. L’istesso dicasi per Lost In Desire da Vienna, i quali comunque nei confronti dei citati SoR marcano una sostanziale differenza in quanto a contenuti, essendo la componente goth praticamente assente in Skin, terzo album degli austriaci preceduto dal singolone “Put out that light” (ancor prima vennero pubblicate pure nello stesso formato “Zero” e “Coming home”), surrogata da melancholia distribuita senza risparmio e da retaggi grunge che mai s’impongono con decisione. Canzoni radio-friendly (e mica è peccato!) che fanno trasparire una inclinazione naturale al gloomy senza comunque esagerare, tra Zeromancer e gli inarrivabili (in quanto a sdolcinatezze) HIM, che si ascoltano con piacere e sopra tutto senza pretendere alcun impegno. Alla radio, appunto, magari in cuffia mentre si passeggia nel parco (o mentre si spolvera il salotto). Alcune incertezze denotano le ballatone, che ovviamente non mancano, episodi ove si eccede in saccarosio, molto meglio le tracce più rock, colle chitarre che fanno sentire il peso della loro presenza. Gradevoli gli onnipresenti inserti tastieristici a cura di Sonja, degna spalla del band-leader Stephan Sutor, i quali rendono ancor più moderno il sound della band. Non imprescindibili, i LiD la loro nicchia nelle catacombe dell’alterna più crepuscolare se la sono meritata, peccato che, temo, pochi in Italia (e non solo) li noteranno. A meno che qualche illuminato dj…
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