Dave Vanian

Dave Vanian © www.officialdamned.com

La decisione di andare a vedere i concerti di band “storiche” (di quelle che sono state assenti dalle scene musicali per alcuni anni prima di tornare a proporsi nuovamente, oppure che si sono sciolte e riformate più volte, magari con line-up parecchio diverse dalle originali) implica sempre un certo rischio (vale a dire la possibilità di assistere a performance poco convincenti), e infatti anche la notizia dell’arrivo dei The Damned in Italia aveva suscitato in me non poche perplessità. Come se ciò non bastasse, all’inizio era stato annunciato che il secondo dei quattro live-show del gruppo inglese avrebbe avuto luogo presso l’Auditorium Flog di Firenze (vale a dire in una discoteca abbastanza carina e piuttosto capiente), ma in seguito è stato invece confermato il suo spostamento al Baraonda, un locale in provincia di Massa che non è certo tra i più adatti ad ospitare performance dal vivo. Per la verità il posto in sé non è poi tanto piccolo, ma ha un palco di dimensioni piuttosto ridotte e soprattutto molto basso, caratteristica che crea non pochi problemi quando sono presenti molte (o forse dovrei dire troppe) persone. In quei casi infatti diventa veramente difficile riuscire a vedere qualcosa di più delle teste dei vari componenti dei gruppi, a meno che non si riesca a stare immediatamente davanti oppure ai lati dello stage. Per fortuna però nessuno di questi fattori ha influenzato in maniera negativa la serata, che a dire il vero è andata ben oltre le migliori aspettative.

La prima cosa che ho notato al mio arrivo (erano le dieci appena passate) è stata la grande varietà del pubblico presente, impressione che dopo circa un’ora si è trasformata in realtà vera e propria, visto che il Baraonda si è riempito di una moltitudine di individui di differente “estrazione musicale”: punk, hardcore fans, rockers con mises incredibili (per non dire fricchettone…), ragazze e ragazzi in puro stile death-rock (con creste notevoli in bella mostra) e perfino qualche simpatico personaggio “inetichettabile” (come ad esempio quello che indossava una vistosissima giacca leopardata!!). Non era la prima volta che andavo in quel locale, ma una simile accozzaglia di stili e colori non mi era mai capitata!!

Il concerto è iniziato abbastanza tardi, ma a posteriori devo ammettere che valeva decisamente la pena aspettare un po’ per potersi godere un tale show, perché in effetti proprio di questo si è trattato, non di una “normale” esibizione… Non appena la band si è presentata sul palco lo spassosissimo chitarrista Captain Sensible ha urlato la frase “We’re The Damned, we’re not the Sex Pistols”, che in realtà è stata solo la prima delle numerose battute da lui pronunciate nel corso della serata. Così come ho già fatto in precedenza, anche qui è il caso che mi soffermi un attimo a parlare di “look”, ma stavolta la cosa riguarderà i vari componenti del gruppo e non il pubblico (d’altronde come potrei fare a meno di spendere qualche parola in proposito? Qui non si sta parlando di una formazione qualsiasi, ma di una vera e propria band di culto del primissimo punk inglese, che si è sempre fatta notare proprio per gli incredibili travestimenti adottati durante le performance dal vivo). Il cantante Dave Vanian indossava un completo nero molto elegante, ma a questo aveva aggiunto stivali a punta e guanti scuri, Captain Sensible invece era abbigliato come un uomo dell’età della pietra (in pratica aveva indosso un vestitino di pelliccia senza maniche) e sfoggiava l’ormai classica chioma platinata. Il nuovo bassista Stuart West (che recentemente ha sostituito la “neo-mamma” Patricia Morrison) aveva l’aria di uno preso in prestito da qualche band hardcore o new metal (in pratica era il più “sportivo” dei cinque), mentre il riccioluto tastierista Monty Oxymoron indossava un’assurda maglietta piena zeppa di teschi (una cosa molto simile e ugualmente orrenda l’avevo vista in precedenza solo a uno dei membri dei Katatonia!). Del batterista Pinch non ho potuto notare molti particolari, ma se non ricordo male era l’unico ad esibire un taglio modello “sparato” (alla Sid Vicious tanto per intenderci).

The Damned

The Damned © www.officialdamned.com

La performance comunque è partita molto bene, la band ha subito dimostrato una grande compattezza ma si è fatta notare soprattutto per la notevole presenza scenica. Vanian è un buon cantante, carismatico e abbastanza coinvolgente, il tastierista invece è un pazzo scatenato che per tutto il concerto ha saltato e ballato (anche se ogni tanto si è ricordato pure di suonare). Per quanto riguarda il chitarrista, beh direi che si è dimostrato un co-frontman veramente eccezionale, regalandoci pose, atteggiamenti e battute assolutamente simpatiche e divertenti. In molte occasioni egli ha cercato il contatto con il pubblico, sia chiedendo alla security di non impedire alla gente di scatenarsi davanti al palco, sia facendo commenti ironici su alcuni dei presenti e invitandoli a salire on stage. Ovviamente queste persone non hanno perso l’occasione e lo hanno raggiunto più che volentieri sul palco, dove si sono a loro volta esibite in performance di tutto rispetto (un ragazzo ad esempio ha addirittura cantato, suonato la chitarra del biondo “axe-man” e improvvisato uno strip!). Inutile dire che i numerosi presenti si sono scatenati in un pogo selvaggio che è durato per quasi tutto il concerto, ma che è andato intensificandosi nella seconda parte. In particolare l’esecuzione dei brani finali ha generato il caos totale: gli addetti alla security, sempre più pressati dai fans accaniti (molti dei quali decisamente in preda ai fumi dell’alcol), si sono messi a litigare con alcuni di loro e hanno cercato in tutti i modi di evitare che la gente potesse invadere il palco, facendo tra l’altro una fatica notevole. Tale situazione ha costretto il gruppo ad esibirsi in uno spazio veramente esiguo, ma dubito che ciò abbia rappresentato un problema per Dave & soci perché di sicuro sono abituati a questo e altro! Il culmine è stato raggiunto con l’esecuzione della mitica “New rose” e degli ultimi brani, durante i quali è successo di tutto e il pogo ha raggiunto livelli tali che qualcuno è andato pure a sbattere contro le casse laterali alla sinistra del palco, rischiando addirittura di farne cadere una. Un finale divertentissimo comunque, un delirio vero e proprio che credo abbia lasciato molto soddisfatti un po’ tutti i presenti, band compresa ovviamente!

Da notare che dopo lo show i Damned hanno trascorso molto tempo a chiacchierare con i fans e hanno addirittura accennato qualche passo di danza nella pista del Baraonda (dove veniva proposta una selezione niente male a base di CCCP, The Clash, Alberto Camerini e affini), riconfermando pienamente l’impressione avuta durante il concerto, quella cioè che siano degli antidivi per eccellenza e delle persone molto disponibili e simpatiche, dai quali tanti artisti della scena musicale farebbero bene a prendere esempio. Tornando alle considerazioni iniziali, devo dire che per fortuna il mio pessimismo non poteva essere più fuori luogo, merito di un’esibizione assolutamente convincente e di una presenza di pubblico numerosa ma non da “tutto esaurito”, che ha permesso a chiunque (“scalmanato” o “tranquillo” che fosse…) di divertirsi senza dover sudare le proverbiali sette camicie o essere obbligato a stare tutto il tempo sulle punte dei piedi per riuscire a scorgere qualcosa!!

Links:

The Damned – sito ufficiale

Captain Sensible

Captain Sensible foto di John Nikolai © www.officialdamned.com