Si può organizzare un dibattito dal tema “Utilità dei remix-album”, ma gireremmo attorno all’argomento come l’avvoltoio instancabile svolazza sul poveraccio morente, la cui sorte è ormai segnata dall’arsura. A differenza del volatile, il quale assolve all’utile compito assegnatogli da Madre Natura, ovvero ripulire le sabbie del deserto dai miserevoli resti dei cadaveri, probabilmente i nostri sforzi non giungerebbero a soddisfazione. Dirty remix fin dal titolo si riferisce al precedente album pubblicato solo l’anno scorso, ed a così breve distanza Malfeitor Fabban chiama a raccolta un manipolo di volonterosi, affinchè le tracce più significative di quel disco vengano manipolate a dovere, offrendo una versione alternativa delle stesse. Partecipano all’operazione Mortiis, Throne of Molok, Kingdom, XP8, Red Sector A, Emiliano Natali e Narchost, preme specificare che sette delle nove tracce sono tratte dal citato, le restanti una, l’opener “A.T.W.A. (All the way alive)” è inedita, l’altra (“Does not compute”, versione “1.2”) risale a “With no human intervention” del 2003, e quivi pare registrata all’interno di fatiscenti capannoni ove schiere di creature deformi, rese ancor più brute dagli insostenibili turni di lavoro coatto ai quali vengono sottoposte, brulicano letteralmente, intente ad assemblare ordigni di Morte destinati ad Entità folli che intendono, dai confini dell’Universo ove sono state relegate eoni or sono, impadronirsi di un Mondo comunque destinato all’estinzione.  Per rendere più appetibile la proposta, le prime centocinquanta copie di Dirty remix verranno pubblicate in una confezione manufatta in alluminio contenente tre rugginosi chiodi dei primi dell’ottocento (gioie riservate ai collezionisti!). Palma della più gettonata ad “Helter skelter youth”, sottoposta alle cure di Mortiis, Kaoma Mega/Throne Of Molok e Red Sector A, convince anche l'”hellektro apoclaypse” remix di “Dirty” (XP8) che, sparata ad alta velocità, senza mai sbandare ci conduce dinanzi alle Porte dell’Inferno, pronte a spalancarsi ed a lasciar intravedere agli sbigottiti compagni di sventura ciò che li attende (ma non è detto che la Sorte sia così nefasta…), mentre Emiliano Natali (ingegnere del suono su “Dirty” e su “Psychogrotesque”, che giuoca in scioltezza conoscendo la situazione) alterna su “I don’t know (the blackbirds II remix)” porzioni di malata melodia a parti decisamente sostenute, impreziosendo la traccia di magnifiche fughe chitarristiche di stampo classic metal, alla quale fa seguito l’inquietante “rotten core remix” di “Irreversible crisis”, con R.G. Narchost (Stormcrow, Demon’s Shade, Drowning Ashes) a suo agio nei panni del ri-elaboratore (o ri-animatore alla Herbert West) di sonorità marce (appunto…) attigue a quanto proposto da certi acts affiliati alla CMI. Gran finale col ritmo serrato di “Irreversible crisis (Tanz mit Aborym remix)” di Kingdom, brano incendiario nel suo incedere marziale, colonna di tank lanciati come un cuneo d’accaio nel cuore dello schieramento nemico, materia prima per gli adepti del culto-VNV Nation (e per tanti dj!). Ma torno sui miei passi per omaggiare Mortiis e la lunga marcia attraverso un paesaggio desolato, ove la Speme non trova più spazio negli animi dei pochi sopravvissuti alla catastrofe ch’egli descrive in “Helter skelter youth (Nihilistic bastard remix)”, una versione di inaudita cattiveria con chitarre abrasive che raschiano la crosta contaminata di una campagna resa arida dalle piogge di scorie nucleari, traedone ossa calcinate che verranno poi esibite come trofei dai vincitori di una guerra infinita, esposte a folle ebbre di degenerati intenti a dimenarsi sotto gli stordenti colpi di maglio inferti dalla successiva “pervy remix” version della stessa (di Kaoma Mega/Throne Of Molok). Hanno ancora senso operazioni come questa, animate da finalità meramente commerciali? Arduo trarne conclusioni, stante il ristagnare mefitico di un mercato discografico al collasso. Un paio di approfonditi ascolti, e Dirty remix supera la prova della cernita in almeno la metà dei brani che contiene, sopra tutto in quelli ove le atmosfere si fanno più rarefatte. Poscia ognuno, a seconda dei personali gusti, prediligerà un episodio piuttosto che un altro, la via è del resto indicata dai nomi che si appropriano delle varie stazioni, quindi si va sul sicuro.