Sono francesi e cominciano ad essere noti anche da noi i nuovissimi Je T’Aime che, all’inizio di quest’anno, hanno pubblicato il loro secondo lavoro, Passive. Sulla scia del postpunk revival, ben forniti di un abile vocalist, chitarra e basso a volontà, i nostri hanno azzeccato la formula per proporre musica di altri tempi che viene imitata da circa trent’anni facendola apparire fresca e ispirata. A parte ogni considerazione – siamo tantissimi, noi orfani di quella musica! – i dieci brani di Passive rappresentano sì un ‘revival’ ma dicono anche molto della personalità di chi li ha creati: certo, Daniel Armand canta un po’ come Ian Curtis e un po’ come Robert Smith, il basso è quello dei Joy Division e la chitarra ricorda onestamente i Cure – fra tutti forse il riferimento più presente – ma i pezzi sono coinvolgenti e scorrono benissimo, le atmosfere hanno la giusta dose di drammaticità, inclinando occasionalmente al ripiegamento malinconico ma non mancano passaggi danzerecci animati da tastiere vivaci. Apre “Another Day In Hell”, senza dubbio uno degli episodi più intriganti del lotto, con grandissimo basso e chitarra impeccabile in interazione perfetta, e il frontman in buona forma. Segue “Dirty Tricks”, tesa e incalzante, che omaggia il postpunk più rabbioso, mentre “Lonely Days” rende onore ai migliori Cure; “Unleashed” strizza l’occhio al dancefloor per un intermezzo cupo e vivace al tempo stesso. Preferiamo tuttavia la successiva “Stupid Songs” che, mantenendo una ritmica trascinante, registra una delle prestazioni migliori di Armand, qui coadiuvato da Ophelia, vocalist dei Saigon Blue Rain Poi, superata l’esuberanza a tinte fosche di “Cold”, troviamo “Blood on Fire”, anch’essa da annoverare fra i pezzi ballabili, allineata su canoni noti, come del resto, è il caso dei brani seguenti, “Give Me More Kohl” e “On the Phone”, quest’ultima impostata su un insolito ritmo ‘allegrotto’. Infine, “Marble Heroes”, ove, ancora una volta, il basso è decisamente da apprezzare, chiude sotto l’egida dei Cure un album piacevole, dal quale avremmo desiderato soltanto un po’ di originalità in più.