Anch’essi ‘icona’ dello stile gotico – o almeno ci provano da sempre! – i Blutengel di Chris Pohl & Co. si cimentano in un’operazione ormai non più tanto originale, visto che è già stata realizzata da altri e, lo scorso anno, persino da una protagonista della scena ‘dark’ come Zola Jesus: ripresentare una selezione di brani ‘popolari’ del proprio repertorio in veste ‘classica’ con l’ausilio di un’orchestra. Una scelta del genere comporta comunque un margine di rischio: anche nel caso di Zola Jesus, infatti, dove la qualità dei pezzi era incontestabile, il risultato della ‘rielaborazione’ (Versions), compiuta per altro da un ‘mostro sacro’ come James Thirlwell, ha lasciato perplessi molti fan, me compresa. Per quanto riguarda i Blutengel, il discorso è a monte: chi abbia amato le ‘vampiriche’ sonorità ‘elettro-gotiche’ del gruppo forse troverà interesse anche nelle nuove versioni di Black Symphonies nonostante, per forza di cose, risultino ancora più pompose e caricate degli originali. Chi, invece, abbia già nutrito dubbi in partenza, beh, suppongo che si annoierà un bel po’. Così la prima traccia “Legend/Nachtbringer”, di cui la seconda parte, piuttosto nota, è tratta dall’omonimo album del 2011, appare qui eccessivamente solenne ed ‘imbarocchita’ dall’arrangiamento di archi; subito dopo “Krieger”, uscita anche come singolo, viaggia nella stessa direzione benché – lo ammetto – il refrain orecchiabile risulti tutto sommato gradevole. Propone toni da ‘fanfara’ la versione sinfonica di “Soultaker”, dall’album del 2009, mentre “Über den Horizont”, classico da  Tranenherz del 2011, resta uno degli episodi migliori, giocato com’è fra archi e duetto di voci; “Seelenschmerz”, una delle hit celebri del gruppo, a mio parere è decisamente più gradevole nell’arrangiamento originario. Per il resto, nulla da segnalare che non sia già arcinoto. Onestamente consiglio Black Symphonies soltanto ai fan del ‘gotico’ ad ogni costo.