Gli americani Cerulean Veins – gruppo fondato dai coniugi Dustin Frelich e Amanda Ashley Toombs – con il loro album Self Entitled, uscito quest’anno, ci propongono ancora una volta una versione di postpunk revival, mettendo in circolazione un ‘prodotto’ curatissimo, a cavallo fra le atmosfere ‘depresse’ alla Joy Division e le loro ‘filiazioni’ modernizzate – Interpol in primis – ma talmente ‘ripulito’ da apparire occasionalmente un po’ ‘impersonale’, anche se di livello apprezzabile. L’avvolgente chitarra wave di Paul Welch delinea scenari di dolce malinconia, il basso è in rilievo come deve e la voce di Frelich è carismatica a sufficienza, mentre la trama elettronica predisposta da Ashley Toombs contribuisce ad arricchire il contesto con un tocco ‘gotico’: indubbiamente nessuno resterà a bocca aperta di fronte a questi suoni, ma l’ascolto resta invariabilmente piacevole. “Kiss Me Kill Me”, la prima traccia, introduce i suoni che abbiamo descritto: chitarra ‘ammiccante’, ritmica moderata e gradevole e bel canto efficace ed orecchiabile; subito dopo, “Zelda” propone un ottimo basso abbinato ad una chitarra lineare quanto efficace, praticamente da manuale di scuola postpunk mentre “Girls Will Dance”, dall’andamento più vivace, una tessitura elettronica più densa ed una parte vocale decisamente accattivante è una fra le più melodiche e leggere. Proseguendo, troviamo vari esemplari di postpunk revival in stile Interpol, come “Laugh with the Lonely” e “Hex Me” o ancora “Love Like You Will”; fra gli episodi migliori è da segnalare “Just Want”, in cui sia il chitarrista che il frontman danno ottima prova di sé, quest’ultimo con un’esecuzione davvero intensa e pervasa di malinconia. L’ultimo brano, “Last Words “, chiude con note di chitarra garbate, un ritmo godibile e tonalità canore tendenti al romantico un dischetto che, nella ricca offerta in questo genere musicale, tutto sommato non sfigura.
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