The Green Man

The Green Man a Prato, Foto di Candyman

Sul finire del 2006, la pubblicazione del doppio album Headless – Let the moon speak, segna il ritorno sulle scene (dopo ben 17 anni di assenza) del progetto Sixth Comm. L’unica data italiana del progetto solista di Patrick Leagas, in programma sabato 18 Aprile a Prato, è un evento impedibile, per chi ha apprezzato il lavoro di Patrick nei Death In June prima (sino al capolavoro Nada! di cui il nostro è autore di diversi brani) e nel suo progetto solista poi (da ricordare, tra le varie release, l’ottimo Content with blood).

E’ un Siddharta ancora semivuoto quello che vede salire sul palco il primo dei tre gruppi in programma stasera: Antichildleague, è il progetto solista di G. Donadio, italiana residente da diversi anni in Inghilterra, che propone un set impostato su basi pre-registratte, con sonorità tra l’industrial ed il dark ambient, su cui la Donadio recita testi in inglese ed italiano, questi ultimi tratti da scritture sacre (anche se l’intento è ovviamente ben lungi da essere quello di celebrare un rito liturgico). Progetto “estremo” e consigliabile ai palati più bramosi di sperimentazione ed amanti del filone industrial e power-electronics.

Seguono i Green Man; avevo perso le tracce del duo milanese dopo la pubblicazione del loro primo album, From Irem to Summerisle e sono stato quindi piuttosto sorpreso (anche se ero stato già messo in guardia a proposito), dal loro nuovo sound, più prossimo ad un rock psichedelico che al neo-folk del loro primo lavoro. Eliahu alla voce e Marco Garegnani alla chitarra si producono in un concerto che non decolla, in un susseguirsi di brani, tratti dai due album sin qui realizzati, che francamente non mi coinvolgono, pur riconoscendo loro una certa originalità nel contesto di questa scena.

E’ finalmente il turno di Sixth Comm; Patrick si presenta sul palco da solo, in abbigliamento “alla sturmtruppen”, (come sagacemente commenterà un amico romano): elmetto tedesco seconda guerra mondiale adornato da un simbolo dei Sixth Comm, pesante impermeabile beige e stivali neri. Imbraccia un’ascia a cui sono legati numerosi campanelli e nella cintura porta infilati un set di bacchette e mazze per le percussioni, che saranno gli unici strumenti suonati (egregiamente per altro) da Patrick, mentre per il resto si avvarrà di basi pre-registrate. Il suo ingresso sprigiona magnetismo e personalmente avverto le stesse emozioni di quando vidi Douglas Pierce salire sul palco sventolando la bandiera col “totenkopf” durante il suo ultimo tour italiano di ormai ben sette anni fa.

Il pubblico (che ora si è fatto abbastanza numeroso) lo saluta calorosamente, in particolare un manipolo di irriducibili, tra cui riconosciamo anche alcuni volti noti. I primi 8 pezzi in scaletta sono tratti dal nuovo cd Like Stukas Angels Fall, ovvero 4 pezzi del repertorio Sixth Comm (“Sonfelte”, “Winter sadness”, “A nothing life”, “Neiflheim”) e 4 pezzi del repertorio Death In June, periodo Nada! (“Torture Garden”, “Carousel”, “The Calling”, “Foretold”) proposte in nuove versioni che però, in alcuni casi, non sono all’altezza delle originali. In particolare risultano stravolte “Sonfelte”, che da pezzo vibrante e trascinante assume ora una dimensione più lirica ed intimista e “Neiflheim” che perde anch’essa buona parte della sua carica energica. Le più fedeli alle versioni originali (e le piu’ acclamate dal pubblico) sono “A nothing life” (stupendo brano, mia favorita assoluta del repertorio di Patrick), “Torture Garden” e “The Calling” (quest’ultima ci fa ballare nonostante il cantato sia rallentato rispetto alla versione classica).

Nonostante le perplessità suscitate da alcune delle nuove versioni, questa prima parte di show è comunque più che buona (Patrick ha ancora una bella voce, è un valido percussionista ed instaura un buon feeling coi fans, rivelandosi persona disponibile e pronta a scherzare anche dal palco): purtroppo però, i brani successivi (tre al massimo e se non erro tratti dal doppio album Headless – Let the moon speak) risultano piuttosto noiosi e soprattutto, Patrick soffre terribilmente il caldo indotto dal pesante impermeabile che indossa e da un faretto puntato diritto sul suo viso (di cui chiederà infatti lo spegnimento, venendo dopo un po’ accontentato). Subentrano inoltre non meglio precisati problemi tecnici, che porteranno alla repentina chiusura dello show, a cui non farà seguito alcun bis. Un vero peccato.

Oltre alla durata relativamente breve dello show, mi è spiaciuto non poter ascoltare alcuni pezzi del repertorio Sixth Comm a cui sono molto legato (“Content with blood” e “Doubt to death” su tutte). Mi è quindi difficile trarre un bilancio di questa serata, ancora indeciso nel capire se il bicchiere sia mezzo pieno o mezzo vuoto.

Sixth Comm

Sixth Comm a Prato Foto di Candyman

Links:

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The Green Man: sito ufficiale

The Green Man @ MySpace

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