La ricetta melodica dei Cerulean Veins, progetto statunitense di Dustin Frelich e Amanda Ashley, non cambia in questo nuovo lavoro intitolato Black: dal Blue del 2020 siamo passati al nero, ma l’attitudine dei nostri continua ad apparirci ‘cerulea’, secondo un’interpretazione del postpunk revival che ha avuto, in questi anni, numerosi esponenti. Quindi, la musica di Black è oggi densa di quella malinconia accattivante che la rende piacevole e, in qualche modo, confortante: meno ‘gotica’, forse, e più pop, ma mai al di sotto di quei livelli qualitativi che ce la fanno sempre e comunque apprezzare; alcuni dei dieci pezzi che compongono l’album colpiscono subito per la loro immediatezza e rimangono impressi a lungo. Il primo brano, “Infinite Love”, ha il sapore del passato, la chitarra è disinvolta protagonista e il canto di Dustin Frelich ‘ammicca’ su note gradevolmente orecchiabili. Subito dopo, “Love Won’t Save Us Now” si allinea a canoni postpunk più asciutti e rigorosi, ‘cavalcando’ con efficacia una ritmica energica che renderà assai bene nelle esecuzioni live e “Dancing With Shadows” nasce dalla stessa ispirazione, immettendovi una seducente vena gotico-romantica, mentre “Tempted Hearts” si cimenta con uno scenario più dark ove il ritmo diviene incalzante e la chitarra ancora più incisiva, tanto che qua e là viene da pensare agli Interpol, ma il definitivo salto nell’oscurità in effetti non si compie e il clima resta sospeso fra il malinconico e l’evocativo. Poi, se “Inescapably Loveless” ha più che altro i toni di una toccante ballata, la seguente “Only the Love” – uno degli episodi più riusciti – offre nuovamente quel sentore ‘vintage’ fra l’ombroso e il languido, con la chitarra che fa tanto sognare e anche “Forever Tonight” opta per un contesto armonioso quanto crepuscolare, ove la voce agisce come balsamo per anime tormentate. Delle restanti tracce ci piace segnalare la conclusiva “Love Will Remain”, uno dei brani più intensi e ricchi di pathos, oltre che arricchito dall’impeccabile prestazione vocale di Frelich, che chiude all’insegna dell’emozione un album che possiamo definire soddisfacente.
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