coriolanOltre al nuovo disco The Hyperion Machine, appena recensito su Ver Sacrum, Jérôme Reuter aveva appena pubblicato Coriolan, un mini Lp ispirato all’opera del sommo bardo William Shakespeare. Si tratta di un lavoro molto interessante pur se un po’ frammentario che testimonia, in ogni caso, come la vena creativa di Rome sembri inesauribile. A differenza di grandi nomi del neo-folk come i Death In June, Reuter non ha perso l’ispirazione: merito questo del suo volersi sempre mettere in discussione ad ogni nuova uscita. Con Coriolan sembra che, in qualche modo, venga recuperata l’antica aura martial-industrial quasi come se il musicista lussemburghese non volesse rinnegare le proprie radici. Così l’iniziale “Investiture” e la cupa e decadente traccia finale “Funeratio” ci avvolgono in fosche brume ambientali. Ma, al di là di questi momenti d’atmosfera, Coriolan è caratterizzato da una vena dark e new wave – aspetto questo che troviamo in parte in The Hyperion Machine – come si può ascoltare in “Broken” e soprattutto in “Fragments”, un pezzo travolgente che farà la gioia dei seguaci del più tipico post-punk. Altrove le ambientazioni si avvicinano invece al classico stile folk di Rome come nell’epica title-track e nella brumosa traccia cantata in tedesco “Der Krieg”. Nel complesso Coriolan si mantiene su buoni livelli qualitativi pur se inferiore, a mio avviso, a The Hyperion Machine.